
28/10/2020
❤️🖤
𝗟𝗘 𝗥𝗔𝗚𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗣𝗘𝗥 𝗖𝗨𝗜 𝗡𝗢𝗡 𝗖𝗜 𝗦𝗧𝗜𝗔𝗠𝗢
𝗟𝗮 𝗦𝗰𝗶𝗴𝗵𝗲𝗿𝗮 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝗹𝘂𝗼𝗴𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮, 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗶𝗹 𝗯𝗲𝗻𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲. Abbiamo cercato di affrontare la prima ondata di contagi facendo ciò che negli anni
abbiamo imparato, nelle nostre pratiche ordinarie e straordinarie: abbiamo rinforzato il legame che unisce chi è dietro il bancone, chi si esibisce sul palco, chi è sulla pista da ballo e chi cena o gioca a
carte ai tavoli. Abbiamo cercato di tenerci unite e uniti contro gli ostacoli, ricevendo un sostegno straordinario da sottoscrittori e soci.
Durante il lockdown abbiamo incontrato la Brigata Lia con cui abbiamo raccolto e distribuito generi di prima necessità alle famiglie più fragili e bisognose della zona 9. Insieme abbiamo condiviso spazi, progetti, fatiche e soddisfazioni.
Abbiamo superato una fase uno, in cui la paura era il carburante di ogni ragionevole sacrificio: tutte e tutti abbiamo compreso il valore della rinuncia individuale e collettiva alle nostre abitudini, del
distanziamento, dei dispositivi.
𝗔𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝘂𝗻 𝗺𝗼𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝗹𝗮 𝗺𝗼𝗿𝘀𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗻𝗼𝗶𝗮 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝘀𝗶 𝗲̀ 𝗾𝘂𝗮𝘀𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗮, progettando la ripartenza con attenzione e responsabilità, cura dei dettagli e fantasia. Abbiamo ragionato, discusso, fatto e disfatto, concentrando gli sforzi sul rispetto di regole, relazioni, spazi e tempi, senza mai perdere lucidità e senso del limite.
𝗦𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗮𝗳𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮 𝗼𝗻𝗱𝗮𝘁𝗮 (𝗰𝗵𝗲 𝗲𝗿𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗱𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮), perché siamo consapevoli e determinati. Abbiamo capito bene come rapportarci per tutelare la salute collettiva. Abbiamo investito i soldi della campagna di sostegno ed energie per adattare i nostri locali, per stringere un patto esplicito non solo con i nostri soci e socie ma anche con gli artisti e i tecnici: siamo e saremo efficaci nel rispondere alla crisi sanitaria con una proposta seria, ragionevole, lucida e coerente.
Non si capisce quindi perché noi teatri, cinema, circoli culturali, scuole dobbiamo essere trattati alla stregua di chi ha continuato a fare profitto curandosi poco o nulla del rispetto delle regole e delle
interazioni. questa scelta inoltre lascia nuovamente 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗽𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗶 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗲 𝗹𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗿𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮𝗰𝗼𝗹𝗼, già duramente colpiti e ampiamente ignorati in primavera.
𝗡𝗼𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝗼𝗴𝗹𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗰𝗰𝗲𝘁𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗶𝗯𝘂𝗶𝘀𝗰𝗲 𝗶𝗻 𝗺𝗮𝗻𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗮𝗹 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝘁𝘁𝘂𝗮𝗹𝗲 𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗮 𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗼 𝘃𝗲𝗻𝗴𝗮𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗹𝘂𝗶 𝗲 𝘀𝗮𝗰𝗿𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶 ‼️
Le chiusure di questi giorni ci sembrano dettate da motivi più politici che sanitari. Non vogliamo assistere silenziosi all’appiattimento delle nostre vite a casa / lavoro (ma non quello culturale!) / shopping online. In questa scelta di cosa si vuole salvare e cosa no intravvediamo una pericolosa deriva.
Per molto tempo le uniche metafore con cui abbiamo subito la narrazione di questa pandemia sono state quelle legate alla guerra ed all’isolamento, ma 𝗮𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗲 𝗻𝗮𝗿𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, immagini diverse per descrivere ciò che sta accadendo. Ci stanno insegnando a cercare un nemico, ad averepaura dei cinema, dei circoli culturali, dei teatri, dello sport e delle scuole… dobbiamo avere paura di ciò che nutre il pensiero, i sogni, la speranza?
𝗡𝗼𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗶 𝘀𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗱 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗰𝗼𝗻𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶 𝘂𝗻
𝗽𝗲𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝘀𝗼 𝗻𝗲𝗺𝗶𝗰𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼, in questa inaccettabile metafora guerresca che appiattisce tutto e pretende di risolvere i problemi complessi con soluzioni semplicistiche che risultano inefficaci,
negando di fatto a luoghi come La Scighera di continuare a vivere.
Si dice che ogni crisi contenga in sé un seme di futuro, noi 𝘃𝗼𝗴𝗹𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝘀𝗰𝗶𝗿𝗲 𝗱𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗽𝗮𝗻𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝘂𝗻 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗲𝗾𝘂𝗼 𝗲 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗮𝘃𝗶𝗱𝗼, in cui gli esseri umani convivano in maniera solidale.
𝗙𝗶𝗻𝗼 𝗮𝗹 𝟮𝟰 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲, come da disposizione dell'ultimo dpcm, restiamo chiuse e sospendiamo i concerti, le proiezioni, le presentazioni, gli aperitivi musicali, gli spettacoli teatrali.
Diamoci un appuntamento alla riapertura, a cui vogliamo credere e per la quale lavoreremo, per tornare a offrire agli artisti la possibilità di vivere del proprio lavoro, e ai soci e alle socie di
condividere il piacere della cultura e della socialità.